venerdì 20 dicembre 2013

Lasciatevi conquistare da un nuovo giallo nordico!

Dan Sommerdahl vive nella tranquilla cittadina di Christianssund, affacciata su un fiordo pittoresco, con delizioso porticciolo, un quartiere di ville eleganti e un'orribile zona pedonale. È un quarantenne di successo in temporanea crisi esistenziale. Brillante pubblicitario, l'ultimo avanzamento della carriera gli ha provocato una depressione dalla quale stenta a riprendersi, nonostante una famiglia affettuosa e un cane molto amato. Ma quando l'amico di sempre Flemming Torp, ispettore di polizia, lo coinvolge nell'inchiesta per l'omicidio di una giovane donna avvenuto nella sua stessa agenzia, Dan sembra ritrovare l'energia. La conoscenza delle abitudini e delle relazioni tra i colleghi e il suo senso dell'osservazione si rivelano doti preziose nella sua nuova carriera di detective. Cinico e sentimentale, brillante e spiritoso, Dan si appassiona al gioco e si butta a capofitto nelle indagini che conducono a una rete, alla quale molti tra i cittadini benestanti della comunità in cui vive sembrano segretamente aderire. Una sorta di associazione umanitaria che offre aiuto alle donne in fuga da sfruttatori senza scrupoli. Ma è davvero aiuto quello che le vittime ricevono?


Squadra che vince non si cambia! E così la Marsilio resta fedele ai gialli nordici, vincendo la scommessa. Un thriller avvincente, ambientato nella tranquilla e gelida cittadina di Christianssund, in Danimarca, dove Dan (soprannominato il Detective Calvo) si troverà suo malgrado coinvolto in un'intricata storia di omicidi e reti segrete. Un giallo come abbiamo detto, ma anche un libro denuncia sulla tratta delle schiave diffusa, purtroppo, in tutto il mondo. L'autrice dimostra così di essere sensibile all'argomento e tra le righe conduce una piccola polemica sulle leggi riguardanti la protezione delle immigrate, delle prostitute straniere che decidono di collaborare con la giustizia.
Un libro avvincente, un vero giallo dall'epilogo insospettabile e un thriller in grado di mettervi i brividi... non solo per il tipico clima gelido danese!



Nessuno conosce il mio nome,
Anna Grue,
Marsilio, 2013


Buona lettura, 
Vi.

venerdì 6 dicembre 2013

Vi colpirà l'anima

Un monaco zen siede nel silenzio della sua cella, prende un pennello e con grande concentrazione fa un cerchio che si chiude, l'ultimo gesto della mano su questa terra. Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio Folco di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: «Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto», dice. Così, all'Orsigna, sotto un albero a due passi dalla gompa, la sua casetta in stile tibetano, in uno stato d'animo meraviglioso, racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo. Ai giovani in particolare ricorda l'importanza della fantasia, della curiosità per il diverso e il coraggio di una vita libera, vera, in cui riconoscersi. La sua proverbiale risata e la tonalità inimitabile della sua voce, che qui si è cercato di restituire intatte, lasciano trasparire la serenità di chi non lotta più, felice di un'esistenza fortunata, ricca di avventura e amore. Questo libro è un testo unico che racchiude tutti i suoi libri precedenti, ma anche li precede e li supera. «Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte.» Un testo che è il suo ultimo regalo: il nuovo libro di Tiziano Terzani.


"...e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un'ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?"

Con queste parole Tiziano Terzani invita il figlio Folco ad ascoltare il suo ultimo racconto, una rivisitazione della sua vita passata in giro per il mondo (Cina e Asia in primis), ma anche una sorta di testamento spirituale.
Leggere questo libro è quasi come assistere a una chiacchierata tra padre e figlio, quasi come essere con loro all'Orsigna, un posto magico secondo Terzani, preferito anche alla sua amata Asia per trascorrere i suoi ultimi mesi di vita. Un dialogo tra padre e figlio iniziato col canto del cuculo e finito tre mesi dopo; un dialogo sincero, profondo, intimo, partendo dall'infanzia in povertà di Terzani per arrivare ai primi viaggi in Asia (Cambogia, Vietnam, Cina, India e il fallimento del Giappone), attraverso la sua carriera, i suoi scritti, i suoi libri, per arrivare poi al ritiro ascetico sull'Himalaya e al suo ritiro dal mondo nella gompa dell'Orsigna.
Un libro sincero sull'incredibile vita di quest'uomo, in grado di mostrarti l'importanza di fermarsi un attimo in un mondo in cui tutto si muove sempre troppo in fretta, l'importanza del silenzio, dell'ammirare un paesaggio e di sentirsi parte di un tutto. Un libro illuminante, nella sua semplicità di dialogo, e a tratti lungimirante come si può vedere da questa citazione che risale al 2006 (anno di uscita del volume):


"Piccoli negozi che chiudono per lasciare spazio ai supermercati; fabbriche che scompaiono perché cambia l'economia; gente che viene sottoposta a ritmi di lavoro spaventosi, che vive in cubicoli sempre più piccoli, sempre più sola, sempre più alienata. Oggi è così, qui in Italia."

La vita è un viaggio e nessuno è in grado di spiegarti come va vissuta, però c'è sempre da imparare leggendo come l'hanno vissuta altri prima di noi. Non c'è solo un motivo per leggere questo libro, ma preferisco che siano direttamente le parole di Tiziano Terzani a consigliarvelo:


"Allora, questa è la fine, ma è anche l'inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato c'è un senso."




 La fine è il mio inizio,
Tiziano Terzani,
Longanesi, 2006 

Buona lettura,
Vi.

sabato 9 novembre 2013

La trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati

A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. E qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Juliàn Carax, l'autore di quel volume. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti parallelismi con la propria vita...





Non si tratta certamente di una novità e credo che siano in pochi ormai a non aver letto la trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, eppure entrando in libreria lo potrete trovare ancora in bella mostra, esposto su una pila, non infilato in uno scaffale. Perché Zafon ha la capacità di attrarti a sé, di rapirti con le parole, le immagini e tenerti stretto fino all'ultima pagina del libro. La trama può sembrare banale, o creata commercialmente per vendere, giocando sul fatto che la maggior parte dei lettori vorrebbe davvero che esistesse un posto in cui poter mettere al sicuro i libri e salvarli. Quasi fosse un tentativo di richiamare alla memoria la ragazzina di Fahrenheit 451, che andava contro la legge pur di salvare i libri dal rogo. 
A Zafon però non si possono certo negare incredibili doti di scrittura, arricchite da una altrettanto incredibile capacità di descrizione. Chiunque sia stato almeno una volta nella sua vita a Barcellona la ritroverà immediatamente in questo libro. Ogni angolo, ogni via, ogni scorcio sembrerà quasi parlarvi, ricordarvi che voi lì ci siete stati, e non potrete fare a meno che immaginarvi di fianco a Daniel, il giovane protagonista della storia, e vivere con lui questo viaggio tra passato e presente, tra la Barcellona di ieri e quella di oggi.

A questo libro ne seguono altri due: Il gioco dell'angelo e Il prigioniero del cielo. Leggeteli e poi abbandonate immediatamente Zafon, se ve ne siete innamorati non leggete più nient'altro suo in modo da conservare ancora quell'alone di romanticismo che la sua scrittura e le sue storie vi lasciano nella memoria. Purtroppo il successo dilagante da questo suo primo libro lo ha costretto a scriverne molti altri in troppo poco tempo, rendendoli così tutti simili tra di loro e totalmente privi della magia che lega invece questa sua trilogia.


Il gioco dell'angelo
Il prigioniero del cielo

















L'ombra del vento, 
Carlos Ruiz Zafon
Mondadori, 2006

Buona lettura, 
Vi.

venerdì 11 ottobre 2013

L'amicizia è per sempre

Due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo il loro legame è spezzato. Questo accade in Germania, nel 1933...

Racconto di straordinaria finezza e suggestione L'amico ritrovato è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele e Portogallo; arriva in Italia nel 1986, pubblicato da Feltrinelli.

Il racconto si basa sui reali ricordi dell'adolescenza rivissuti dall'autore, Fred Uhlman. Nucleo centrale del libro è l'amicizia tra i due protagonisti, un'amicizia che nasce quasi per caso, grazie a una passione comune, e continuerà fino a quando non sarà il mondo intero ad ostacolarla. Infatti, questo forte legame che lega i due ragazzi, si spezzerà dopo solo un anno quando, con la promulgazione delle leggi razziali, il giovane ebreo Hans sarà costretto a fuggire negli Stati Uniti. Il loro rapporto si era, però, incrinato già da diverso tempo; da quando Konradin, sotto la pressione dei genitori, decise di iscriversi al partito nazionalsocialista. Quest'episodio segnerà per sempre la loro amicizia. Solo dopo un'intera vita i due amici potranno ritrovarsi, instaurando un profondo legame spirituale, un legame esistente solo nelle vere amicizie, che va oltre i tempi e i confini.

Ho riletto questo libro dopo molti anni, comprendendone meglio certi aspetti, ma già ricordo che mi colpì molto quando lo dovetti leggere da ragazzina per la scuola. Uno dei capolavori del secolo scorso che, in meno di cento pagine, rende eccezionalmente l'idea di amicizia, di quel legame vero e profondo che, anche se sembra spezzarsi, in qualche modo ci ritrova sempre.

L'amico ritrovato,
Fred Uhlman,
Feltrinelli, 1986

Buona Lettura,
Vi.

giovedì 12 settembre 2013

Il surreale, l'amore... la realtà


Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi a ricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione, bighellonando con Chick, il suo migliore amico, un ingegnere spiantato e sperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-Sol Partre. Poi, nella vita del signorino, entra in modo esplosivo l'amore. L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nel giro di pochi giorni. Per la cerimonia nuziale Colino non bada a spese. Nella chiesa, ridipinta di fresco a strisce gialle e viola, entrano anche le nuvole, profumate di coriandolo e di erbe di montagna. Gli sposini si imbarcano in un lungo e stralunato viaggio di nozze nel Sud della Francia, scortati dal cuoco di Colin, Nicolas. Al ritorno dal viaggio Chloé però non sta bene, si ammala. Nei suoi polmoni si annida un male terribile, una ninfea che le impedisce di respirare.Mentre il tempo scorre sempre più veloce, l'appartamento dove vivono, inizialmente di dimensioni faraoniche, si fa sempre più stretto...

Solo leggendo la trama si può capire che non si ha tra le mani un comunissimo libro, ma qualcosa di più. E non solo per il significato o la trama; sono le parole e i personaggi a rendere questa storia magica, nel senso più comune del termine. Infatti, leggendo La schiuma dei giorni, si è catapultati dentro un mondo del tutto fuori dall'ordinario, surreale; sembra quasi di entrare direttamente nella testa dell'autore, Boris Vian, circondati da simpatici topini, case che mutano forma e dimensioni, fantasiose e molte volte immangiabili ricette. Non lo si può inserire in nessun genere preciso, se non nell'ampissima e infinita definizione di romanzo, per quanto è straordinario e fuori dagli schemi.
Un libro particolare, un autore folle. Leggendolo possiamo capire come la fantasia umana non abbia limiti e come sia giusto non porgliene. Nonostante il finale via via sempre più tragico, è un libro in grado di risvegliare in chiunque la fantasia e l'immaginazione di quando si era bambini.

P.S: chiunque di voi sappia molto bene il francese consiglio di leggerlo in lingua originale per apprezzare meglio i vari giochi di parole e le metafore linguistiche e Vian ama usare.

P.P.S: Oggi, 12 settembre, è uscito al cinema il film tratto da questo libro, "Mood Indigo" con Audrey Tautou, di cui vi mostro la locandina:



"Questa storia è totalmente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi." - Boris Vian












La schiuma dei giorni,
Boris Vian,
Marcos y Marcos, 2005

Buona lettura, 
Vi.

venerdì 6 settembre 2013

Il Libraio di Selinunte, pifferaio magico di parole.

Nicolino è stato bambino a Selinunte quando ancora la gente conosceva le parole, ora invece non è più così.
Da svariati anni, ormai, tutti gli abitanti della città si sono dimenticati il significato delle parole e con questo la capacità di esprimere qualcosa che vada oltre i bisogni basilari.
Nicolino, al contrario, non ha dimenticato nulla e sa perché è successo questo, è stato il libraio, quell'omino piccolo e brutto come un folletto che un giorno era comparso dal nulla e, senza chiedere nulla, aveva aperto una libreria dove i libri non si compravano ma si ascoltavano.
La gente si sa è malfidente, e quell'ometto, quel folletto maligno, proprio non lo vogliono; ne ridono, lo scansano,  lo temono, fino all'inevitabile tragedia.
Da questa tragedia assolutamente umana ne consegue una inspiegabile, insieme al Libraio spariscono anche tutti i libri e le parole.

In questo libro Vecchioni racconta di un bambino dall'animo sensibile che viene rapito dalla magia delle parole scritte, che si lascia trasportare da queste in un posto senza luogo né tempo e che scopre emozioni che non conosceva, eppure già erano dentro il suo cuore.
Il Libraio di Selinunte è un libro che racconta di come l'animo umano sia profondamente legato alla parola e si esprima tramite questa. La parola è il veicolo dell'anima.
Se la gente dimenticasse il significato delle parole e dei nomi, presto dimenticherebbe anche il significato delle cose, della storia e, infine, dei sentimenti.
La parola è il modo in cui la nostra anima si esprime, nei libri ci sono milioni, anzi miliardi, di parole e quindi milioni di anime ci vivono e sopravvivono.

Un testo adatto a chi ama leggere e ama i libri.
Una favola breve che si scaverà un posto nel vostro cuore, almeno per me è stato così!

Buona lettura,

Effe.
Il Libraio di Selinunte,
Roberto Vecchioni,
2004, Einaudi



Vi metto anche il link della canzone omonima!
Buon ascolto!


giovedì 29 agosto 2013

L'autobiografia più onesta di sempre

"Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita..." Andre Agassi.

Bastano queste poche righe per convincere chiunque, non solo gli appassionati di tennis, che si tratta di un libro non solo da leggere, ma da avere. Uscito in Italia da due anni ormai, non abbandona le prime posizioni delle classifiche dei libri più venduti, come se Agassi, dopo aver conquistato il mondo del tennis, volesse conquistare anche quello dei libri, riuscendoci.
Queste pagine racchiudono la storia della sua vita, senza segreti o omissioni, Agassi ripercorre la sua carriera tennistica a partire da quando era bambino e il padre lo costringeva a colpire 2500 palline al giorno contro il "drago" perché "se colpisci 2500 palle al giorno, cioè 17500 la settimana, cioè un milione di palle l'anno, non potrai che diventare il numero uno". Un padre dispotico che ha dato inizio a una delle carriere più controverse del mondo tennistico; 21 anni di carriera vissuti attraverso le ribellioni di un adolescente, a partire dalla cresta ai capelli ossigenati, dall'orecchino alle tenute più da musicista punk che da tennista. Andre Agassi ha sconvolto il mondo del tennis e continua a farlo con questo libro, dove tutto è stampato e nulla è tenuto nascosto. Ripercorre le sue vittorie ma anche le sue sconfitte con i momenti bui della propria carriera; match contro Jimmy Connors, McEnroe, lo storico rivale Pete Sampras, ma anche Roger Federer vengono raccontati, analizzati e commentati dall'autore-tennista. Incontri e vita privata si mescolano in queste pagine, dove Agassi parla apertamente del rapporto col padre, dei suoi più grandi amici, tra cui l'enorme e vice-padre Gil, e dei suoi due matrimoni, con Brooke Shields e Steffi Graf.
Un libro onesto, sincero, così come sinceri ed espressivi sono gli occhi dell'autore in copertina. Un libro che colpisce dritto al cuore e fa capire che una vita apparentemente invidiabile, sempre sotto ai riflettori, nasconde in realtà diversi lati oscuri.

"Ho scoperto tardi la magia dei libri. Dei miei tanti errori che vorrei che i miei figli evitassero, questo è quasi in cima alla lista." Andre Agassi

Open. La mia storia,
Andre Agassi,
Einaudi, 2001

Vi consiglio anche la visione del filmato:

Buona lettura, 
Vi.

giovedì 25 luglio 2013

Un fiume di parole in piena che vi travolgerà

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente dalla tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.

Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di aver ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza dell'amico Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta.
Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare una risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

Scrivo subito dopo averlo finito e aver finalmente dato una risposta a quella domanda che tanto tormentava il protagonista e i lettori: chi ha ucciso Nola Kellergan? Per prima cosa voglio dirvi di prepararvi perchè lo divorerete; appena lo inizierete non riuscirete più a staccarvene, leggere sarà più forte di voi, perché vorrete sapere anche voi la verità sul caso Harry Quebert. E quando lo finirete le sue quasi 800 pagine vi sembreranno poche, ne vorrete ancora e non potrete fare a meno che sentirvi vicini a tutti i personaggi che Dicker, l'autore, descrive e imprime sulla pagina in modo magistrale. Vi sentirete talmente partecipi della storia che vi sembrerà che sia successa per davvero e durante tutto il racconto cambierete continuamente l'opinione che vi siete fatti su ogni singolo personaggio; alla fine nessuno di loro sembrerà più quello che era all'inizio della storia. Un giallo che, oltre a essere molto ben scritto, tiene col fiato sospeso fino alla fine, senza lasciar intuire nulla, se non nel momento giusto; cosa indispensabile per un buon giallo ma che, purtroppo, non si trovata da un po'.
Questo libro però non è semplicemente un thriller, una storia di omicidio, ma è molte altri racconti insieme: una storia d'amore e le vicende di un giovane scrittore, il quale riesce a intrecciare nella trama anche una specie di vademecum per riuscire a scrivere un buon libro che faccia parlare le persone, e questo lo è certamente.
Sbaragliando la concorrenza di Dan Brown, "La verità sul caso Harry Quebert" si trova ancora ai vertici delle classifiche, inducendo milioni di lettori a porsi la stessa domanda che pervade il romanzo: chi ha ucciso la piccola Nola Kellergan?
Degno di nota anche un richiamo letterario del celebre "Lolita" di Nabokov, che traspare dalla continua ripetizione e sillabazione del nome dell'amata: N-O-L-A.
L'unica cosa su cui mi sento di polemizzare riguarda l'editore italiano (Bompiani) a causa della presenza di qualche refuso all'interno del testo; ma sono errori talmente minimi che solo i lettori più pignoli se ne accorgeranno e, d'altronde, sono accettabili su un libro di una tale mole.

La verità sul caso Harry Quebert,
Joel Dicker,
Bompiani, 2013

Buona lettura, 
Vi.



venerdì 19 luglio 2013

E L'ECO RISPOSE. Mosaico Afgano.

Un padre e due fratelli, Abdullah e Pari, camminano lungo la strada lunga e polverosa che dal loro piccolo villaggio porta alla grande città, Kabul.
Non sanno cosa li aspetterà.
Abdullah ha il presentimento che qualcosa di terribile stia per accadere, è per questo che incurante della volontà del padre ha deciso di accompagnare la sorella in questo viaggio verso l'ignoto.
E' così che i due fratelli, il cui legame è molto più forte di un semplice vincolo di sangue, saranno costretti a separarsi e da questo strappo prende l'avvio la storia di questo romanzo che ricostruisce le vicende di una famiglia, ma anche di un paese, attraverso continenti e generazioni.

Fare un riassunto della trama di questo romanzo è molto difficile perché si presenta come un insieme di episodi separati, nel tempo e nello spazio, attraverso i quali siamo in grado di ricostruire la storia della famiglia di Abdullah e Pari lungo un lasso di tempo di più di sessant'anni.

Una sorta di mosaico in cui ogni tessera è indispensabile per comprendere il disegno finale; ogni capitolo ci racconta una vita diversa, ma, messe tutte insieme, queste vite ci danno un quadro, se non completo, per lo meno ampio di cosa sia stato e sia tutt'ora l'Afghanistan.
L'Afghanistan e soprattutto cli Afgani sono il centro della narrazione, disparate tipologie di persone che cercano di trovare il loro posto nel mondo, che cercano di dare un senso alla loro vita.
Il ricco e il povero, quello che viene allontano per garantire una vita migliore sia a lui che agli altri, chi decide di abbandonare il proprio paese per salvarsi e cercare fortuna altrove, e chi, invece, resta e vede questo, il suo paese, cedere e sgretolarsi sotto i colpi di una storia inclemente.

Le dinamiche familiari, soprattutto quelle tra fratelli, sono la materia prima con cui l'autore plasma i caratteri dei suoi personaggi, indaga uno dei rapporti più difficili da definire e imprevedibili nei risultati, i fratelli possono essere simili o assolutamente differenti, amarsi o invidiarsi.
I personaggi di Hosseini non sono né buoni né cattivi, operano le loro scelte sul momento, per necessità, e ne subiscono le conseguenze.

Profondo e non scontato, questo è il romanzo di Hosseini che mi ha convinto di più.

Buona lettura,

Effe.
E l'eco rispose,
Khaled Hosseini,
2013, Piemme.

venerdì 12 luglio 2013

Un racconto di vita, una confessione

"Fai bei sogni" è la storia di un segreto rimasto nascosto in una busta per quarant'anni. Non si tratta però di un segreto qualunque, perché riguarda uno dei drammi peggiori da affrontare nella nostra vita: la morte della propria madre. In questo caso Massimo (ebbene sì Massimo, perché dopo che si finisce il libro ci si sente terribilmente vicini all'autore, si prova dell'empatia nei suoi confronti e lo si sente nostro amico, verrebbe voglia di alzare la cornetta e chiamarlo) quindi, Massimo, ha dovuto affrontare la perdita della madre alla tenera età di nove anni. Il libro è un racconto di come si possa affrontare la vita senza una figura di tale importanza, le conseguenze che hanno avuto sulle scelte, specialmente quelle in amore, compiute dall'autore; ma soprattutto il libro è un racconto e insieme un'analisi di come il nostro Io razionalizza e cerca di arginare il dolore per un'improvvisa scomparsa come questa. E quando finalmente sembra che Massimo abbia trovato un suo particolare modo di vivere e di stare bene insieme agli altri, nonostante continui a camminare a testa bassa e sulle punte dei piedi perché ha paura di guardare il cielo e allo stesso tempo ha paura di stare sulla Terra, ecco che scopre la verità, cosa realmente è successo a sua madre. Così tutto il dolore nascosto, ai margini della propria anima, torna in superficie e, questa volta, non è solo dolore, ma è misto a rabbia e Massimo deve trovare un nuovo modo per affrontarlo, emarginarlo e ricominciare a vivere e poter finalmente appoggiare i piedi per terra e alzare la testa verso il cielo.

Un libro, un'autobiografia, un racconto di vita, una confessione. Ci sono moltissimi modi per definire questo testo, in cui l'autore, Massimo Gramellini vicedirettore della Stampa, si mette a nudo di fronte al lettore, raccontandogli tutto, senza remore o vergogna. Romanzo nato da una semplice chiacchierata in casa editrice, ad oggi ha venduto più di un milione di copie. Per cui, se tra voi fosse rimasto ancora qualcuno che non l'ha letto, fatelo. Capirete come in una vita non sia tutto perfetto, e come il dolore non guardi in faccia nessuno e colpisca tutti allo stesso modo.

Fai bei sogni,
Massimo Gramellini,
Longanesi, 2012

Buona lettura, 
Vi.

martedì 2 luglio 2013

Una battaglia per la vita

Quando stai per avere un figlio lo sai che ad aspettarti c'è l'uragano. Sai che alla meraviglia si mescolerà la fatica delle notti in bianco, dei pianti incomprensibili e del tempo che sparisce. Quello che non ti aspetti, mai, è che da un giorno all'altro l'uragano ti trascini nello stesso ospedale in cui tuo figlio è nato poche settimane prima. In un luogo cosi impronunciabile che devi inventartene un altro, di nome: Oncologia pediatrica, il Regno di Op. Ma c'è un'altra cosa che non ti aspetti, e che scopri pian piano; una verità che ha il profumo dei pop-corn, i colori dei pennarelli, il suono di una canzone o di una ninnananna. Perché i bambini, anche quando sono malati, restano sempre soprattutto bambini.
La battaglia di Paola e di suo figlio si intreccia con quella di tante altre famiglie, di tanti bimbi di tutte le età, combattenti piccolissimi e invincibili, e con quella di chi nelle stanze del Grande Ospedale non è di passaggio: le infermiere, i portantini, i medici che "ogni giorno, come i pompieri, provano a spegnere il fuoco". 


Non si tratta della classica lettura leggera da spiaggia, sotto l'ombrellone, mentre ci si rilassa tra un bagno e l'altro; assolutamente no. E' una lettura più impegnativa, certamente, più amara, angosciante e a tratti commovente. Un libro che leggi d'un fiato, perché vuoi sapere cosa succede ad Angelo, ai suoi genitori Paola e Marco, e a tutti gli altri bambini che affollano, purtroppo, il Regno di Op. Ma soprattutto perché non puoi smettere di pensare, le domande ti si affollano in testa e cerchi una risposta in ogni pagina, ogni riga, ogni virgola. Purtroppo però nessuno ha una risposta. Ma la guerra che si combatte al Regno di Op finisce, prima o poi. E quando esci in piedi, da una guerra così, ti senti che la vuoi raccontare. Ecco come nasce questa storia di solidarietà e resistenza, questa "maratona sui carboni ardenti" che Paola Natalicchio ci restituisce con una voce nitida e pungente, persino allegra, capace di scardinare il dolore per trasformarlo in coraggio. Una lettura che resta.

Paola Natalicchio è giornalista, attivista e ottimista. Ha iniziato a raccontare della battaglia sua e di suo figlio scrivendo su un blog, che poi è diventato un libro. Paola Natalicchio è tante cose, ma soprattutto è madre.

Il regno di Op,
Paola Natalicchio,
Einaudi, 2013

Buona lettura, 
Vi.

giovedì 27 giugno 2013

Chiedi alla luna. Non puoi fuggire da te stesso.

Matthew Homes è un bambino di nove anni quando suo fratello Simon, affetto dalla sindrome di down, muore.
Questo avvenimento segna un punto di non ritorno per il bambino, che si trova di fronte a una situazione che non è in grado di gestire e capire fino in fondo.

Il rapporto con la madre depressa e iperprotettiva, il costante senso di colpa e l'incapacità di lasciare andare il ricordo del fratello accompagneranno Matthew nel corso della crescita, rendendo sempre più difficile distinguere la realtà dal ricordo e dalla fantasia, fino alla totale perdita di controllo e la conseguente diagnosi di schizofrenia.

Il libro, narrato in prima persona, appare come una sorta di confessione del protagonista che, quasi con intento catartico, decide di affidare alla carta stampata la sua versione dei fatti, il rapporto con i genitori e i nonni, Simon che ricomincia a parlagli attraverso le cose più semplici (l'acqua che scorre, il sole che filtra dalla finestra), la lenta ma inesorabile discesa verso la completa perdita di sincronia con il mondo, il rapporto con medici e assistenti sociali.
Attraverso le sue parole Matthew ci racconta tutto questo.
Ci mostra la sua malattia, ci spiega come sia un serpente strisciante che conosce tutto quello che lui stesso conosce e, proprio per questo, impossibile da ingannare, impossibile da fuggire.
Una malattia che gli ruba la vita.

Con il suo romanzo d'esordio, Nathan Filer, oltre che scrittore, infermiere specializzato nel seguire persone con problemi mentali, racconta ciò che vede tutti i giorni: uomini che hanno perso il contatto con la realtà ma che, come Matthew, portano in sé una loro verità e una loro visione del mondo.

Buona lettura,

Effe.
Chiedi alla luna,
Nathan Filer,
2013, Feltrinelli.

domenica 23 giugno 2013

Le donne che leggono sono pericolose.

Questo non è un romanzo, è piuttosto un'antologia, una raccolta di quadri di lettrici.
E' un viaggio che ci conduce all'interno dell'animo del femminile, nel momento più intimo di una donna, quando è sola eppure in compagnia, in un posto fisico eppure altrove.

Estremamente interessante è notare come pittori di qualsiasi epoca, dal gotico fiorito ai giorni nostri, abbiano trovato interessante questa figura per sua natura fuggevole, mondo chiuso in se stesso che non si svela agli occhi di chi guarda.
Noi, che le spiamo, ci domandiamo cosa starà mai leggendo la ragazza di Eybl, con la sua mano sul cuore e la bocca dischiusa in un muto sussurro.
O in qual evasione si starà perdendo la rossa fanciulla di Henner, che emerge dalle tenebre della sua stanza grazie alla calda luce che ne accarezza l'incarnato.
Quale meraviglia staranno mai leggendo le sorelle di Constantin Hansen, tanto interessante che la più piccola si sporge, sopra la spalla dell'altra, per coglierla?

Questo libro ci mostra come in qualsiasi epoca donna e libro siano sempre stati alleati.
Il libro è il cavaliere che corre in soccorso della donna e la salva dalla noia, dalla reclusione, dalla solitudine; che la trasporta altrove, che la fa sospirare, arrossire, sorridere.

In questo libro troverete tutto l'ineffabile universo femminile.

Buona lettura e, in questo caso, buona visione,
Effe.
Le donne che leggono sono pericolose,
Stefan Bollmann, Elke Heidenreich,
2007, Rizzoli.

venerdì 21 giugno 2013

Quando la realtà si scontra con la fantasia

Tre generazioni di donne: la fredda matriarca, le sue nipoti e in mezzo, allo stesso tempo figlie e madri, Iris e Joséphine, sorelle dal carattere completamente diverso. La prima è bella, ricca e vive un matrimonio in apparenza felice; la seconda è stata abbandonata dal marito e deve fare i conti con due figlie da crescere e una serie infinita di difficoltà finanziarie. Anche i loro sogni sono differenti: Iris spera in una brillante carriera da sceneggiatrice, Joséphine vuole affermarsi come studiosa di storia medievale. Ma le loro piatte esistenze subiscono un'improvvisa trasformazione. Durante una cena Iris conosce un editore e gli fa credere, per darsi un tono, di essere alle prese con la stesura di un romanzo, restando però preda della propria bugia. Davanti all'offerta dell'uomo di pubblicarlo, si rivolgerà alla sorella chiedendo la sua complicità per scriverlo: l'una intascherà il successo, l'altra il denaro. In un crescendo di tensioni, il destino riserverà alle protagoniste incredibili sorprese, soprattutto quando il libro diventerà un best-seller. Una girandola di eventi che si susseguono fino all'ultima pagina, esplorando le pieghe più intime della natura umana.

Questa è la trama riportata sul libro stesso, forse non è accattivante come dovrebbe, forse troppo dettagliata in certe parti e troppo vaga in altre, ma qualcosa mi ha spinto a leggerlo e vorrei far arrivare quel qualcosa anche a voi. Anche se la trama potrebbe non ispirare molto scritta così, date una possibilità a questo libro; è la storia di tre generazioni di donne, delle loro vite, dei loro amori e dei loro dolori, ma in fondo è un po' la storia di tutti noi. In questo romanzo c'è tutto: i nostri successi, i nostri fallimenti, i nostri dolori e le nostre gioie e come reagiamo alle prove che la vita ci sottopone. Scritto da un ex insegnante francese, poi diventata giornalista, Katherine Pancol in questo esordio da il meglio di sè; pubblicato nel 2009 da Baldini Castoldi Dalai editore in pochi anni è diventato uno dei maggiori successi editoriali della casa editrice. Un romanzo sempre attuale, incentrato sull'amore, la famiglia, il lavoro, il successo, la morte e la vita, senza mai scadere nel banale. E non fraintendete, nonostante le protagoniste siano principalmente donne non è un romanzo esclusivamente femminile, tutt'altro! Se dopo la lettura di questo primo libro, anche voi come me vi innamorerete di dell'autrice, della sua scrittura e della sua ironia nell'affrontare qualunque situazione, e non potrete fare a meno di chiedervi cosa accadrà alle vite dei protagonisti, allora non potete non leggere i due libri seguenti che compongono la trilogia, di cui questo è il primo: "Il valzer lento delle tartarughe" e "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì".

Questo romanzo si svolge a Parigi. Eppure si incontrano coccodrilli. Questo romanzo parla di uomini. E di donne. Quelle che siamo, che vorremmo essere, che forse diventeremo. Questo romanzo è la storia di una menzogna. Ma anche una storia di amori, di amicizie, di tradimenti, di denaro, di sogni. Questo romanzo è pieno di lacrime e sorrisi. Questo romanzo è la vita.

Gli occhi gialli dei coccodrilli
Katherine Pancol
B&C Dalai editore, 2009

Aggiungo anche la copertina con cui si trova attualmente nelle librerie:










e le due copertine dei libri seguenti della trilogia:




Buona lettura, 
Vi.

martedì 18 giugno 2013

Il Maestro e Margherita. Pleased to meet you hope you guess my name.


Uno spilungone con un pince-nez crepato, un piccoletto dai capelli rossi, un grosso, grasso gatto parlante e un misterioso occultista di nome Woland, ecco come si presenta l'inatteso ensemble che porterà lo scompiglio fra l'intelighenzia moscovita staliniana.
Se poi, come in questo caso, sotto le spoglie di questi strani personaggi si nascondessero il Diavolo e i suoi aiutanti, venuti sulla terra per dare una lezione agli esponenti di una società corrotta, ipocrita e che ha fatto della delazione la sua seconda natura, il risultato non potrà che essere un grottesco e tragicomico affresco della società sovietica della prima metà del Novecento.
Ma anche il diavolo ha i suoi figli e figliastri, sono il Maestro e Margherita, il primo uno scrittore incompreso che si è visto rifiutare da tutti il suo romanzo, la seconda la sua amante; solo a loro due Woland sarà disposto ad accordare la pace ultraterrena.

Scritto da Bulgakov in una decina d'anni, lasciato incompiuto e ultimato dalla moglie nel 1941,  per poi essere pubblicato postumo tra il 1966 e il 1967 a causa di un travagliato rapporto con la censura, il Maestro e Margherita è un libro meraviglioso in cui la critica sociale si copre di un'ironia sfacciata e di un sarcasmo tagliente.
Il libro nasce dalla necessità dell'autore di fornire la sua visione della società Russa del tempo, dipingendo un ritratto a tinte fosche e grottesche di quella stessa società indigesta e amorale che non ha voluto dare spazio tanto all'autore quanto al suo personaggio.
La critica ad una classe dirigente sempre più chiusa in sé stessa ed attenta esclusivamente ai propri interessi lascia trapelare la sensazione di abbandono, solitudine e incomprensione in cui vive la gente comune; una situazione talmente esasperata che ormai sembra poter essere scalfita solo dal Diavolo in persona.

Con una teoria di personaggi nati da una mente geniale si snoda la storia: da una parte i corrotti, gli inetti, gli arraffoni, dall'altra una coppia di amanti sfortunati, che vivono ai margini di una società che non li rappresenta, nel mezzo il Diavolo e i suoi compagni, un concentrato di ironica malvagità.

Mentre lo stavo leggendo qualcuno mi ha detto: "vorrei non averlo mai letto per poterlo leggere di nuovo la prima volta".

Buona lettura,
Effe.
Il  Maestro e Margherita,
Bulgakov,
1966-1967.

venerdì 14 giugno 2013

Quando l'autore supera se stesso

Oskar, un newyorkese di nove anni a suo modo geniale, ama inventare singolari dispositivi. Inventa camicie di becchime per farsi trasportare in volo dagli uccelli in caso di emergenza, inventa un sistema di tubi collegato ai cuscini di tutti i letti di New York per raccogliere le lacrime di chi piange prima di dormire, riversarle nel laghetto del Central Park e mostrare ogni giorno il livello di sofferenza della sua città. A Oskar capita di piangere sul cuscino, da quando suo padre è morto nell’attacco alle Torri Gemelle. E per non soccombere sotto il peso di un dolore così violento e nuovo cerca la forza nella sua fantasia più che nell’abbraccio di chi gli è rimasto. Un giorno, non troppo per caso, in un vaso azzurro trovato nell’armadio del padre scopre una busta che contiene una chiave. Sul retro della busta c’è una scritta: «Black». Che serratura apre quella chiave? E se Black è un nome, chi è Black? Per scoprirlo Oskar intende bussare alla porta di tutti i Mr e Mrs Black della città, e se il suo viaggio per i distretti di New York non gli riporterà chi se n’è andato per sempre, gli restituirà un passato lontano che ha sconvolto la vita dei suoi nonni paterni e di un’intera generazione: il passato dell’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale. 

Non appassionarsi a questo libro è a dir poco difficile; le vicende vissute da Oskar per le strade di New York vi faranno ridere, piangere ma soprattutto riflettere. Si tratta di un romanzo con un alto numero di contenuti, partendo dall'attacco dell'11 settembre alle Torri Gemelle per arrivare, procedendo a ritroso nel tempo seguendo il filo dei ricordi dei famigliari di Oskar, fino ai disastri della seconda Guerra Mondiale. Episodi cruenti di violenza gratuita nei quali però traspare sempre un tema di fondo: l'amore. L'amore coniugale, il primo amore vissuto da adolescenti e, soprattutto, l'amore tra padre e figlio che non viene mai meno. Un libro da leggere tutto d'un fiato, grazie alla magistrale bravura di Foer nel coinvolgere il lettore e renderlo partecipe delle emozioni vissute dai personaggi.
Un romanzo reso unico nel suo genere anche dall'inserimento nel testo di immagini, fotografie, segni, colori e numeri tutti parte integrante della storia. Elementi che saltano subito all'occhio la prima volta che si sfoglia il libro, specialmente le ultime 14 fotografie finali che lasciano grande spazio all'immaginazione e a diverse interpretazioni. 
Vi farà sentire parte di un dolore che va molto al di là della tragedia di Manhattan: è il dolore di tutte le vittime civili dei conflitti, di tutte le città attaccate, di tutti gli amanti che la guerra ha separato per sempre.


 Molto forte incredibilmente vicino
Jonathan Safran Foer
Guanda 2005

Buona lettura, 
Vi.


mercoledì 12 giugno 2013

JOYLAND. Quel sentimentale di Stephen King.

E' il 1973 e Devin Jones è uno studente ventunenne che, dopo il naufragio del suo primo grande amore, si presenta come lavoratore stagionale a Joyland, parco divertimenti "piccolo ma sincero" nella Carolina del nord.
Qui Devin riuscirà in un'estate a dimenticare le sue pene d'amore, conoscerà amici che resteranno tutta la vita e conoscerà nuovamente l'amore.
A Joyland Jonsey si troverà sbattuto in prima linea nel grande mondo della "vendita del divertimento".
Insieme agli altri giovani "allegri aiutanti", quasi tutti studenti squattrinati  come lui, imparerà come funziona un parco divertimenti, apprendendo  i trucchi del mestiere e la tipica parlata dei "figli del carrozzone".
Ma Joyland non è stata per tutti la terra della gioia, qualche anno, prima infatti, come scoprirà presto Devin, una ragazza è stata barbaramente uccisa all'interno del Castello del Brivido, lasciando dietro di sé il suo fantasma.
Il richiamo del mistero è così forte che Devin si sentirà in dovere di sciogliere il nodo che si stringe attorno al Castello del Brivido e, nel frattempo, di salvare la vita a una o due persone.

Allora parliamoci chiaro, questo non è il libro più bello che abbia mai letto, però è un buon libro.

Si tratta quasi di un romanzo di formazione (definizione da prendere con le pinze!!), in cui il protagonista passa dalla parte degli adulti attraverso un percorso di crescita che lo porta a una sempre maggiore coscienza di sé.
Il tutto condito da un velo, ma proprio un velo, di paranormale.

In questo libro Stephen King non vuole assolutamente fare paura, tranne due o tre descrizione vagamente pulp il libro non presenta assolutamente nulla di disturbante, l'intento dello scrittore è, invece, quello di dare vita a un luogo e a una cultura, quella dei luna park, che evidentemente lo affascinano con le loro abitudini e i loro riti che risalgono a tempi decisamente antichi.
La trama regge bene fino alla fine, la storia è godibile e si legge d'un fiato senza intoppi e senza la minima fatica (se volete un libro per staccare la testa è il libro adatto).

Buona lettura,
Effe.
Joyland,
Stephen King,
2013, Sperling & Kupfer








Ho aggiunto anche la copertina originale perché,
 secondo me, rende meglio lo spirito del libro!

sabato 8 giugno 2013

NEL SEGNO DELLA PECORA. Nippon wonderland.

La vita di un giovane pubblicitario viene improvvisamente stravolta quando un losco individuo gli affida un compito che non può rifiutare: trovare una pecora.
Ha poco tempo e un unico indizio: la pecora ha una macchia a forma di stella sulla schiena.
Così, volente o nolente, il nostro giovane pubblicitario dovrà allontanarsi dalla sua tranquilla quanto monotona vita, per lasciarsi trasportare sempre più a fondo in un Giappone grottesco e popolato da personaggi sempre più strani.

Questo è il primo romanzo di Murakami eppure si presenta come un'opera solida e matura, nella quale sono già presenti tutti i tratti distintivi della sua poetica futura.
I suoi protagonisti sono sempre persone normali, con una vita normalissima al limite dell'insignificante, che si trovano tutto d'un tratto a dover fronteggiare situazioni inaspettate che spalancano le loro porte su un mondo diverso, onirico, che, con la sua forza centripeta, cerca di inghiottirli.
Si arriva così inevitabilmente a dubitare della realtà, a non riuscire più a distinguere con chiarezza cosa appartenga al mondo fisico e cosa a quello metafisico.
I romanzi di Murakami si presentano sempre come un passaggio dall'ordinario allo stra-ordinario, inteso proprio come qualcosa che è oltre, e i suoi protagonisti sono sempre delle cerniere che uniscono questi due luoghi.

L'unico consiglio che posso darvi, se deciderete di leggere questo libro, o qualsiasi libro di questo scrittore, è di non fare resistenza, di abbandonarvi al flusso della narrazione senza farvi domande. 
Affidatevi al libro, fatevi prendere per mano da questo magico narratore e lasciatevi condurre nel suo personale "mondo delle meraviglie".

Buona lettura,
Effe.
 Nel segno della pecora
Haruki Murakami
1982, Giappone
1992, Longanesi
2010, Einaudi (edizione corrente)

venerdì 7 giugno 2013

Addio ai sentimentalismi!

"Mi chiamo Don Tillman, ho trentanove anni e sono un professore di genetica presso l'Università di Melbourne. Ho una posizione ben retribuita, seguo un'alimentazione strutturata e regolare, ho molta cura del mio fisico. Nel regno animale, non avrei alcuna difficoltà a trovare una compagna e a riprodurmi. Perciò, il motivo per cui sono ancora scapolo mi è oscuro. Tuttavia ho fatto una scoperta incredibile: statisticamente, gli uomini sposati sono in media più felici... e vivono più a lungo! Per questo ho dato vita a un progetto: il Progetto Moglie. Ho elaborato un algoritmo perfetto che mi consentirà di escludere le candidate inadatte - le fumatrici, le ritardatarie, le schizzinose, quelle troppo attente al loro aspetto... e tutte quelle che non rispondono agli altri criteri che ho incluso nelle sedici pagine del mio questionario. Questo è il resoconto scientifico - anche se mi hanno spiegato che si definisce romanzo - degli esiti del mio      progetto."

Con queste parole inizia "L'amore è un difetto meraviglioso", primo libro di Graeme Simsion, australiano non estraneo alla scrittura grazie al suo passato di sceneggiatore. Romanzo premiato in patria con un prestigioso premio (il Victorian Premier's Literary Awards), è stato il più conteso all'ultima fiera di Francoforte.  Leggendo questo libro vi ritroverete tra le mani un personaggio a dir poco singolare, in cerca della perfezione in qualunque ambito della propria vita, partner compresa. Per questo affida la scelta della donna ideale a un questionario di sedici pagine, attraverso il quale scarta tutte le candidate fumatrici, vegetariane, ritardatarie, non sportive, che bevono senza moderazione...e con un gusto di gelato preferito! Ma tutta la quotidianità di Don verrà stravolta dall'arrivo del ciclone Rosie, esatto opposto della partner ideale.
Un libro di 303 pagine e tutte 303 vi faranno sorridere; una storia esilarante con un protagonista insolito, per cui proverete compassione e simpatia allo stesso tempo (paragonabile, per gli amanti di Big Bang Theory, a Sheldon Cooper). Uno spaccato sulla società contemporanea, sul significato della parola "strano" e su come ci si possa sentire estranei e soli anche nel bel mezzo di una moltitudine di persone; ma tra quella moltitudine ci sarà sempre qualcuno in grado di comprenderci, esattamente così come siamo.
Buon divertimento!

L'amore è un difetto meraviglioso,
Graeme Simsion
Longanesi, 14.90€, p.303

Buona lettura,
Vi.

martedì 4 giugno 2013

«Se tu avessi potuto scegliere, Georg, cosa avresti fatto?»

Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della “Ragazza delle arance”, da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Qui i due si scambiano un’occhiata fugace. Pochi minuti più tardi, il giovane crede che alla ragazza stia per cadere un grosso sacchetto di carta colmo di arance. Si lancia verso di lei, col risultato che tutte le arance finiscono sul pavimento. La ragazza gli dà del cretino, scende alla fermata successiva, gli chiede se può prendersi un’arancia, e il giovane annuisce sbigottito. Passano alcune settimane e i due si incontrano di nuovo in un caffè. Anche questa volta lei regge un grosso sacchetto pieno di arance. Per un intero, interminabile minuto i due si guardano. Poi, con un movimento pieno di grazia, la ragazza si alza ed esce dal caffè, con l’inseparabile sacchetto tra le braccia. Jan la vede con le lacrime agli occhi. I due, finora, si sono scambiato soltanto pochissime parole. Il resto è un mistero al quale Georg si appassiona immediatamente e che lo riguarda molto da vicino.

L’autore, Jostein Gaarder, nato a Oslo nel 1952, è più conosciuto per il suo romanzo Il mondo di Sofia, un trattato filosofico e sulla storia della filosofia sotto forma di romanzo, che lo ha reso famoso a livello mondiale.

Ne La ragazza delle arance Jostein Gaarder effettua una profondissima analisi sul senso della vita e sulla sua precarietà, attraverso un intrigante, e insieme ben riuscito, alternarsi delle due voci narranti: quella di Georg e quella del padre Jan, attraverso la lettera che gli ha lasciato. Quest’indagine che effettua l’autore è il filo conduttore di tutto il romanzo, accompagnato da un altro dei più grandi misteri nella vita di un uomo: l’amore. La ragazza delle arance compare e scompare continuamente dalla vita di Jan; e lui decide di spiegare, come può, questo fortissimo sentimento al figlio, ancora troppo piccolo forse per comprenderlo fino in fondo. All’interno della narrazione il padre fa una domanda ricorrente a Georg: «Se tu avessi potuto scegliere, Georg, cosa avresti fatto?»; quesito che l’autore, in realtà, pone direttamente ai suoi lettori, i quali, per poter rispondere, dovranno scavare profondamente all’interno di loro stessi.

Servono poche parole per poter definire questo romanzo, basti dire che si tratta di un gioioso inno alla vita, un invito al carpe diem, a consumare fino in fondo ogni giorno che ci viene dato.

Buona lettura,
Vi.

Mr. GWYN, la hall di un albergo.

In realtà questa sarà la recensione di due libri ma sono talmente legati che separarli sarebbe stato un delitto, come separare due fratelli gemelli.

Partiamo dall'inizio.

Mr. Gwyn è uno scrittore che si è stancato di fare lo scrittore, decide di reinvetarsi, d'ora in poi scriverà ritratti.
Mr. Gwyn quindi molla tutto e, dopo aver trovato una ragazza che gli faccia da assistente con volontà e abnegazione, si dedica alla sua nuova missione.

La cosa che rende questo racconto veramente meraviglioso però non è la trama, in questo racconto sono i dettagli che creano un'atmosfera magica, onirica e consolatoramente famigliare.
E' nei dettagli che Baricco nasconde la magia, la sorpresa si cela in cose semplici e all'apparenza insignificanti, se leggerete mai questo libro, o se l'avete già letto tanto meglio, mi piacerebbe sapere anche voi vi siete commossi leggendo dell'uomo che costruisce le lampadine.
La bellezza struggente di cose di poco conto, ecco cosa, secondo me, fa di questo libro un libro che merita veramente di essere letto e, soprattutto, amato.
Come una sfumatura di luce, una macchia di muffa sul soffitto, un parquet rovinato possano celare in sé stessi la poesia della vita.

Baricco è senza dubbio uno dei miei scrittori preferiti e Mr. Gwyn è senza dubbio uno dei suoi romanzi più belli.


"Tre volte all'alba" invece è un libro che Baricco ha immaginato mentre scriveva Mr. Gwyn, a un certo punto
nel romanzo si cita un piccolo libro, ovviamente è un libro inventato ad hoc, ma Baricco ha poi deciso di scrivere proprio quel libro immaginario.
Quel libro immaginario è diventato "Tre volte all'alba".

Due personaggi, tre incontri, tre volte la prima volta.
questo libro è una perla, un esercizio di stile, una storia autonoma e autoconclusiva che ricorda un serpente che si more la coda, in un tempo impossibile ma verosimile.

Anche se, se proprio dovessi scegliere uno dei due libri sceglierei senza ombra di dubbio il primo, anche questo ha una sorta di sua perfetta bellezza.
La storia forse non ha la profondità e la bellezza di Mr. Gwyn ma questo libro vi regalerà sicuramente almeno un sorriso tra le pagine.


Due libri semplicemente adorabili.

Buona lettura,
Effe.
Mr. Gwyn
Alessandro Baricco
2011, Feltrinelli.

Tre volte all'alba
Alessandro Baricco
2012, Feltrinelli.

L'IPOTESI DEL MALE. A volte tornano.

Mila è un'anaffettiva detective che, dopo dopo aver risolto brillantemente il caso del "Suggeritore" (capitolo precedente di questa saga), invece di cavalcare il successo decide di andare a seppellirsi nel "Limbo", ovvero l'ufficio persone scomparse.
Circondata dai volti degli scomparsi, che dalle loro foto appese al muro le urlano in faccia il loro muto grido d'aiuto, Mila svolge il suo lavoro con costanza, determinazione e una punta di rassegnazione; giorno dopo giorno cerca di riportare in superficie quelle persone che si sono decise, o sono state costrette, a lasciare tutto per essere inghiottite dal buio; tutto questo fino a quando non viene di nuovo catapultata in un'indagine attiva.
Alcuni scomparsi stanno tornando, come se dopo tanti anni il buio li avesse rigurgitati, ma non sono semplicemente riemersi in superficie, sembrano essere tornati con un piano comune, un piano che prevede efferati omicidi.
Mila si troverà così invischiata in un'indagine che la riporterà sulle soglie del Buio, quel buio che ha su di lei un'attrazione irrefrenabile e che la trascinerà inesorabilmente verso l'abisso.

Un libro di uno scrittore italiano che ha però un sapore tutto internazionale, in cui si sente il suo interesse per un argomento, quello delle persone scomparse, che lo affascina e spaventa al tempo stesso.
"L'Ipotesi del Male", degno seguito de "Il Suggeritore", vive di vita propria e sta in piedi benissimo anche senza aver letto il suo predecessore, vi porterà a chiedevi se esistano effettivamente bene e male, quando evidentemente esistono azioni cattive che hanno esiti positivi e azioni buone che portano a risultati disastrosi.

Un thriller ben costruito, che ha la capacità di tenere il lettore col fiato sospeso fino alla fine e non annoia, se vi piacciono i libri dal gusto un po' cinematografico questo è il libro per voi.

Buona lettura,
Effe.
L'ipotesi del male
Donato Carrisi
2013, Longanesi

venerdì 31 maggio 2013

BARBABLU'. Non aprite quella porta.


Saturnine è una giovane insegnante belga che vive in una costosissima Parigi, un giorno trova in affitto un lussuoso appartamento da condividere con l'eccentrico proprietario, il Grande di Spagna don Elmirio Nibaly Milcar, nessuna restrizione, faccia come se fosse a casa propria, può andare dove vuole, solo, mi raccomando, non provi mai ad aprire la stanza con la porta nera. Saturnine, che è una ragazza estremamente sveglia, sente puzza di bruciato, in effetti non è la prima inquilina dell'appartamento, prima di lei altre altre otto donne hanno occupato le sue stanze e tutte sono misteriosamente sparite senza lasciare straccia.


Una storia che porta a domandarsi fino a che punto è lecito arrivare per proteggere quella parte di noi che non siamo disposti a condividere con nessuno.
Una storia che porta a fare i conti con quella stanza dalla porta nera e con l'irresistibile tentazione che ci spinge verso ciò che ci è precluso.
Una storia che ci suggerisce che in fondo nessuno è immune dalla forza di seduzione, dalla forza di portarci dalla sua parte, del buio e dell'orrore, che sono fuori e, soprattutto, dentro di noi.

Come sempre Amélie Nothomb da vita a personaggi il cui tratto distintivo è la logica stringente alla quale si attengono, nessuno mai nei suoi romanzi si muove spinto dal caso ma sempre da una necessità definitiva posata su basi salde e ben argomentate, c'è sempre un metodo nella follia dei suoi personaggi.
Con una prosa netta e tagliente come la lama di un coltello, la Nothomb vi srotolerà davanti agli occhi il filo rosso dei pensieri di questo folle Grande di Spagna, agghiacciante nella sua lucidità, e il tentativo di Saturnine di opporvisi con il buon senso.

Un dialogo stralunato ma lucido che riporta alle origini dell'opera della scrittrice, che ci affascina con rimandi culturali che vanno dall'antico al moderno senza soluzione di continuità e con un simbolismo profondo che permea il libro intero.
102 pagine di puro piacere.

Buona lettura,

Effe.

Barbablù
Amélie Nothomb
2013, Voland




mercoledì 29 maggio 2013

IL LATO POSITIVO. Ovvero come non sia necessario il lieto fine per vivere "felici e contenti".





Pat è stato nel "postaccio", non si ricorda per quanto tempo, ma deve essere stato tanto, sono cambiate un sacco di cose nella sua vita, ora che sua mamma è venuta a prenderlo e lo ha riportato a casa.
Una volta a casa Pat dovrà fare i conti con un mondo che non riconosce più come suo, troppe cose sono cambiate in questo tempo non meglio identificato in cui è stato via, tutti i ricordi della sua vita di prima, della vita con Nikki sono spariti. Perchè?
Perchè nessuno gli vuole dire che cos'è successo dopo l'incidente? Perchè tutti lo vogliono tenere lontano dalla sua Nikki?
Ma pat non si abbatte, nel "postaccio" ha imparato a credere fermamente nel lieto fine, nel pensiero positivo.
Così a dispetto di tutti Pat cerca di migliorarsi per Nikki, per diventare la persona che lei avrebbe voluto che fosse, quando stavano insieme, ma che lui era troppo sciocco per voler diventare, vedendo come è cambiato lei deciderà di tornare da lui, ne è sicuro.

Con questo libro in soggettiva verrete catapultati nella mente di Pat, in un modo fatto di positività a tutti i costi, non importa di quello che dicono gli altri.
Un libro che vi farà sorridere con le lacrime agli occhi, perché non si può non voler bene a questo adorabile disadattato, per giunta ottimista, che cerca in tutti i modi di venire a patti con un mondo cinico e spietato per ritrovare la sua normalità.
Ma non vi innamorerete solo di Pat ma di tutti i personaggi di questo libro, la mamma amorevole, forte della sua fragilità, il papà anaffettivo e scontroso, il meraviglioso strizzacervelli indiano tifosissimo degli Eagle, il fratello, l'amico e la vicina di casa ninfomane, ciascuno, a modo suo, assolutamente straordinario e verissimo nella sua normalità.

E se la vita proprio non ti concede il lieto fine che vorresti, con questo libro potresti accorgerti che forse non è necessario per vivere "felici e contenti".

Buona lettura,

Effe.


Il lato positivo,
di Matthew Quick,
2013, Salani

già uscito nel 2009 come
L'orlo argenteo delle nuvole.