sabato 29 marzo 2014

Un romanzo spudorato, una storia d'amore, un libro che vi conquisterà

Nel giugno del 2009 Mattia Spaini, titolare di un'agenzia di comunicazione milanese, chiude un accordo con il Corriere della Sera per realizzare una serie di libri-intervista ai principali intellettuali italiani, e affida a Gabriele Dadati il compito di incontrare Manlio Castoldi, anziano romanziere brianzolo che ha sempre condotto un'esistenza appartata nella sua Seregno, due passi da Monza. È così che Gabriele comincia a frequentare lo scrittore e viene risucchiato in quel laboratorio dell'Italia potenziale che è la Brianza, dove tra astuzie e ipocrisie vige ancora un ultimo sogno di benessere mentre nel resto del Paese tutto inizia a crollare. A Seregno Gabriele conosce Tabita, la nipote di Castoldi. Con lei comincia a scoprire la Brianza notturna e la prima generazione brianzola totalmente calata nell'edonismo, senza però avere caro il valore del lavoro e della fatica. Così il ragazzo - che viene da un periodo di tremendo lutto e di insensata dissipazione sessuale - vivrà tre settimane intensissime che capovolgeranno la sua vita. Tra un tentato suicidio, sogni ricorrenti e la ricerca di una felicità forse possibile, Per rivedere te è un romanzo spudorato, dove la vita vera viene passata nel tritacarne della letteratura. Ma è anche, più semplicemente, una storia d'amore. E cioè la ricerca di qualcuno a cui poter consegnare il proprio passato perché ci salvi.

Devo proprio ammetterlo, Per rivedere te mi ha conquistata alla prima lettura. Ho avuto l'onore, e il piacere, di assistere alla fase finale della sua nascita, di poterlo sfogliare, leggere, assaporare e divorare, letteralmente. Si tratta di un libro che conquista subito, a partire dalla splendida immagine di copertina, e che non abbandonerete prima di arrivare all'ultima frase. In qualche modo seguito di Piccolo testamento (Laurana Editore, 2011), l'ultimo romanzo di Gabriele Dadati stupisce per la sincerità con la quale affronta temi sociali, culturali e quotidiani, comuni a ognuno di noi, come la ricerca dell'amore, la ricerca di quella forma affettiva in grado di salvarci da noi stessi. Un tipo unico di legame al quale ti puoi affidare totalmente, liberandoti da quella sensazione di paura, di costante equilibrio precario tra la serenità e il baratro più oscuro.

"Lo vedi. Anche i tuoi conti col passato sono lì che ti guardano e ti cercano per fare due chiacchiere. In definitiva sei quello che pretende di dire agli altri come stare al mondo, ma a parte questo: chi è che saresti, poi? La voce in testa era fastidiosa, ed era la tua". 

Potete seguire l'autore e restare sempre aggiornati sulle sue attività al sito www.gabrieledadati.it

Per rivedere te,
Gabriele Dadati,
Barney Edizioni, 2014

Buona lettura, 
Vi.

martedì 11 marzo 2014

Un noir claustrofobico

In un torrido ferragosto bolognese, tre persone entrano insieme nell'ascensore di un palazzo di venti piani, una grande torre bianca che svetta su un quartiere popolare. Di colpo si spengono le luci, e i tre si trovano intrappolati tra l'undicesimo e il dodicesimo piano. Claudia è una studentessa omosessuale che per pagarsi gli studi è costretta a fare la cameriera in un bar. Ha solo voglia di rientrare nel suo appartamento per farsi una doccia. Tomas è un ragazzo di sedici anni che vive nel palazzo coi genitori. Sta scappando di casa e deve raggiungere Francesca per fuggire con lei verso una nuova vita. Aldo Ferro è proprietario di tre noti locali, marito e padre, ma anche efferato serial killer e produttore di snuff movies casalinghi. Non vive in quel palazzo, ma vi custodisce i ferri del mestiere. Ha molta fretta: deve tornare in una baracca tra le montagne dove, incatenata ma ancora viva, c'è la sua ultima vittima a cui ha staccato la pelle del viso per poi riattaccargliela con i chiodi, ma capovolta. Quella che inizia nell'ascensore bloccato, tra il caldo, la sete, la lotta per l'aria, i cellulari impazziti, è un'incalzante suspense story beffarda e crudele che col passare delle ore assume contorni surreali, minacciando di precipitare a ogni istante nel puro orrore di un incubo senza fine.

Sulla scia di "American Psycho", il romanzo ideale per riscoprire un autore italiano, con una prosa tagliente e decisa, condita qua e là da ingredienti macabri e torbidi. Nel 2008 ne è stato tratto anche un film, dall'omonimo titolo.
Un romanzo claustrofobico, dal finale incerto e totalmente inaspettato ma, soprattutto, incredibilmente attuale a distanza di dieci anni.

Blackout,
Gianluca Morozzi,
Guanda, 2004

Buona lettura, 
Vi.