giovedì 25 luglio 2013

Un fiume di parole in piena che vi travolgerà

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente dalla tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.

Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di aver ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza dell'amico Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta.
Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare una risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

Scrivo subito dopo averlo finito e aver finalmente dato una risposta a quella domanda che tanto tormentava il protagonista e i lettori: chi ha ucciso Nola Kellergan? Per prima cosa voglio dirvi di prepararvi perchè lo divorerete; appena lo inizierete non riuscirete più a staccarvene, leggere sarà più forte di voi, perché vorrete sapere anche voi la verità sul caso Harry Quebert. E quando lo finirete le sue quasi 800 pagine vi sembreranno poche, ne vorrete ancora e non potrete fare a meno che sentirvi vicini a tutti i personaggi che Dicker, l'autore, descrive e imprime sulla pagina in modo magistrale. Vi sentirete talmente partecipi della storia che vi sembrerà che sia successa per davvero e durante tutto il racconto cambierete continuamente l'opinione che vi siete fatti su ogni singolo personaggio; alla fine nessuno di loro sembrerà più quello che era all'inizio della storia. Un giallo che, oltre a essere molto ben scritto, tiene col fiato sospeso fino alla fine, senza lasciar intuire nulla, se non nel momento giusto; cosa indispensabile per un buon giallo ma che, purtroppo, non si trovata da un po'.
Questo libro però non è semplicemente un thriller, una storia di omicidio, ma è molte altri racconti insieme: una storia d'amore e le vicende di un giovane scrittore, il quale riesce a intrecciare nella trama anche una specie di vademecum per riuscire a scrivere un buon libro che faccia parlare le persone, e questo lo è certamente.
Sbaragliando la concorrenza di Dan Brown, "La verità sul caso Harry Quebert" si trova ancora ai vertici delle classifiche, inducendo milioni di lettori a porsi la stessa domanda che pervade il romanzo: chi ha ucciso la piccola Nola Kellergan?
Degno di nota anche un richiamo letterario del celebre "Lolita" di Nabokov, che traspare dalla continua ripetizione e sillabazione del nome dell'amata: N-O-L-A.
L'unica cosa su cui mi sento di polemizzare riguarda l'editore italiano (Bompiani) a causa della presenza di qualche refuso all'interno del testo; ma sono errori talmente minimi che solo i lettori più pignoli se ne accorgeranno e, d'altronde, sono accettabili su un libro di una tale mole.

La verità sul caso Harry Quebert,
Joel Dicker,
Bompiani, 2013

Buona lettura, 
Vi.



venerdì 19 luglio 2013

E L'ECO RISPOSE. Mosaico Afgano.

Un padre e due fratelli, Abdullah e Pari, camminano lungo la strada lunga e polverosa che dal loro piccolo villaggio porta alla grande città, Kabul.
Non sanno cosa li aspetterà.
Abdullah ha il presentimento che qualcosa di terribile stia per accadere, è per questo che incurante della volontà del padre ha deciso di accompagnare la sorella in questo viaggio verso l'ignoto.
E' così che i due fratelli, il cui legame è molto più forte di un semplice vincolo di sangue, saranno costretti a separarsi e da questo strappo prende l'avvio la storia di questo romanzo che ricostruisce le vicende di una famiglia, ma anche di un paese, attraverso continenti e generazioni.

Fare un riassunto della trama di questo romanzo è molto difficile perché si presenta come un insieme di episodi separati, nel tempo e nello spazio, attraverso i quali siamo in grado di ricostruire la storia della famiglia di Abdullah e Pari lungo un lasso di tempo di più di sessant'anni.

Una sorta di mosaico in cui ogni tessera è indispensabile per comprendere il disegno finale; ogni capitolo ci racconta una vita diversa, ma, messe tutte insieme, queste vite ci danno un quadro, se non completo, per lo meno ampio di cosa sia stato e sia tutt'ora l'Afghanistan.
L'Afghanistan e soprattutto cli Afgani sono il centro della narrazione, disparate tipologie di persone che cercano di trovare il loro posto nel mondo, che cercano di dare un senso alla loro vita.
Il ricco e il povero, quello che viene allontano per garantire una vita migliore sia a lui che agli altri, chi decide di abbandonare il proprio paese per salvarsi e cercare fortuna altrove, e chi, invece, resta e vede questo, il suo paese, cedere e sgretolarsi sotto i colpi di una storia inclemente.

Le dinamiche familiari, soprattutto quelle tra fratelli, sono la materia prima con cui l'autore plasma i caratteri dei suoi personaggi, indaga uno dei rapporti più difficili da definire e imprevedibili nei risultati, i fratelli possono essere simili o assolutamente differenti, amarsi o invidiarsi.
I personaggi di Hosseini non sono né buoni né cattivi, operano le loro scelte sul momento, per necessità, e ne subiscono le conseguenze.

Profondo e non scontato, questo è il romanzo di Hosseini che mi ha convinto di più.

Buona lettura,

Effe.
E l'eco rispose,
Khaled Hosseini,
2013, Piemme.

venerdì 12 luglio 2013

Un racconto di vita, una confessione

"Fai bei sogni" è la storia di un segreto rimasto nascosto in una busta per quarant'anni. Non si tratta però di un segreto qualunque, perché riguarda uno dei drammi peggiori da affrontare nella nostra vita: la morte della propria madre. In questo caso Massimo (ebbene sì Massimo, perché dopo che si finisce il libro ci si sente terribilmente vicini all'autore, si prova dell'empatia nei suoi confronti e lo si sente nostro amico, verrebbe voglia di alzare la cornetta e chiamarlo) quindi, Massimo, ha dovuto affrontare la perdita della madre alla tenera età di nove anni. Il libro è un racconto di come si possa affrontare la vita senza una figura di tale importanza, le conseguenze che hanno avuto sulle scelte, specialmente quelle in amore, compiute dall'autore; ma soprattutto il libro è un racconto e insieme un'analisi di come il nostro Io razionalizza e cerca di arginare il dolore per un'improvvisa scomparsa come questa. E quando finalmente sembra che Massimo abbia trovato un suo particolare modo di vivere e di stare bene insieme agli altri, nonostante continui a camminare a testa bassa e sulle punte dei piedi perché ha paura di guardare il cielo e allo stesso tempo ha paura di stare sulla Terra, ecco che scopre la verità, cosa realmente è successo a sua madre. Così tutto il dolore nascosto, ai margini della propria anima, torna in superficie e, questa volta, non è solo dolore, ma è misto a rabbia e Massimo deve trovare un nuovo modo per affrontarlo, emarginarlo e ricominciare a vivere e poter finalmente appoggiare i piedi per terra e alzare la testa verso il cielo.

Un libro, un'autobiografia, un racconto di vita, una confessione. Ci sono moltissimi modi per definire questo testo, in cui l'autore, Massimo Gramellini vicedirettore della Stampa, si mette a nudo di fronte al lettore, raccontandogli tutto, senza remore o vergogna. Romanzo nato da una semplice chiacchierata in casa editrice, ad oggi ha venduto più di un milione di copie. Per cui, se tra voi fosse rimasto ancora qualcuno che non l'ha letto, fatelo. Capirete come in una vita non sia tutto perfetto, e come il dolore non guardi in faccia nessuno e colpisca tutti allo stesso modo.

Fai bei sogni,
Massimo Gramellini,
Longanesi, 2012

Buona lettura, 
Vi.

martedì 2 luglio 2013

Una battaglia per la vita

Quando stai per avere un figlio lo sai che ad aspettarti c'è l'uragano. Sai che alla meraviglia si mescolerà la fatica delle notti in bianco, dei pianti incomprensibili e del tempo che sparisce. Quello che non ti aspetti, mai, è che da un giorno all'altro l'uragano ti trascini nello stesso ospedale in cui tuo figlio è nato poche settimane prima. In un luogo cosi impronunciabile che devi inventartene un altro, di nome: Oncologia pediatrica, il Regno di Op. Ma c'è un'altra cosa che non ti aspetti, e che scopri pian piano; una verità che ha il profumo dei pop-corn, i colori dei pennarelli, il suono di una canzone o di una ninnananna. Perché i bambini, anche quando sono malati, restano sempre soprattutto bambini.
La battaglia di Paola e di suo figlio si intreccia con quella di tante altre famiglie, di tanti bimbi di tutte le età, combattenti piccolissimi e invincibili, e con quella di chi nelle stanze del Grande Ospedale non è di passaggio: le infermiere, i portantini, i medici che "ogni giorno, come i pompieri, provano a spegnere il fuoco". 


Non si tratta della classica lettura leggera da spiaggia, sotto l'ombrellone, mentre ci si rilassa tra un bagno e l'altro; assolutamente no. E' una lettura più impegnativa, certamente, più amara, angosciante e a tratti commovente. Un libro che leggi d'un fiato, perché vuoi sapere cosa succede ad Angelo, ai suoi genitori Paola e Marco, e a tutti gli altri bambini che affollano, purtroppo, il Regno di Op. Ma soprattutto perché non puoi smettere di pensare, le domande ti si affollano in testa e cerchi una risposta in ogni pagina, ogni riga, ogni virgola. Purtroppo però nessuno ha una risposta. Ma la guerra che si combatte al Regno di Op finisce, prima o poi. E quando esci in piedi, da una guerra così, ti senti che la vuoi raccontare. Ecco come nasce questa storia di solidarietà e resistenza, questa "maratona sui carboni ardenti" che Paola Natalicchio ci restituisce con una voce nitida e pungente, persino allegra, capace di scardinare il dolore per trasformarlo in coraggio. Una lettura che resta.

Paola Natalicchio è giornalista, attivista e ottimista. Ha iniziato a raccontare della battaglia sua e di suo figlio scrivendo su un blog, che poi è diventato un libro. Paola Natalicchio è tante cose, ma soprattutto è madre.

Il regno di Op,
Paola Natalicchio,
Einaudi, 2013

Buona lettura, 
Vi.