La battaglia di Paola e di suo figlio si intreccia con quella di tante altre famiglie, di tanti bimbi di tutte le età, combattenti piccolissimi e invincibili, e con quella di chi nelle stanze del Grande Ospedale non è di passaggio: le infermiere, i portantini, i medici che "ogni giorno, come i pompieri, provano a spegnere il fuoco".
Non si tratta della classica lettura leggera da spiaggia, sotto l'ombrellone, mentre ci si rilassa tra un bagno e l'altro; assolutamente no. E' una lettura più impegnativa, certamente, più amara, angosciante e a tratti commovente. Un libro che leggi d'un fiato, perché vuoi sapere cosa succede ad Angelo, ai suoi genitori Paola e Marco, e a tutti gli altri bambini che affollano, purtroppo, il Regno di Op. Ma soprattutto perché non puoi smettere di pensare, le domande ti si affollano in testa e cerchi una risposta in ogni pagina, ogni riga, ogni virgola. Purtroppo però nessuno ha una risposta. Ma la guerra che si combatte al Regno di Op finisce, prima o poi. E quando esci in piedi, da una guerra così, ti senti che la vuoi raccontare. Ecco come nasce questa storia di solidarietà e resistenza, questa "maratona sui carboni ardenti" che Paola Natalicchio ci restituisce con una voce nitida e pungente, persino allegra, capace di scardinare il dolore per trasformarlo in coraggio. Una lettura che resta.
Paola Natalicchio è giornalista, attivista e ottimista. Ha iniziato a raccontare della battaglia sua e di suo figlio scrivendo su un blog, che poi è diventato un libro. Paola Natalicchio è tante cose, ma soprattutto è madre.
Il regno di Op,
Paola Natalicchio,
Einaudi, 2013
Buona lettura,
Vi.
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