giovedì 27 giugno 2013

Chiedi alla luna. Non puoi fuggire da te stesso.

Matthew Homes è un bambino di nove anni quando suo fratello Simon, affetto dalla sindrome di down, muore.
Questo avvenimento segna un punto di non ritorno per il bambino, che si trova di fronte a una situazione che non è in grado di gestire e capire fino in fondo.

Il rapporto con la madre depressa e iperprotettiva, il costante senso di colpa e l'incapacità di lasciare andare il ricordo del fratello accompagneranno Matthew nel corso della crescita, rendendo sempre più difficile distinguere la realtà dal ricordo e dalla fantasia, fino alla totale perdita di controllo e la conseguente diagnosi di schizofrenia.

Il libro, narrato in prima persona, appare come una sorta di confessione del protagonista che, quasi con intento catartico, decide di affidare alla carta stampata la sua versione dei fatti, il rapporto con i genitori e i nonni, Simon che ricomincia a parlagli attraverso le cose più semplici (l'acqua che scorre, il sole che filtra dalla finestra), la lenta ma inesorabile discesa verso la completa perdita di sincronia con il mondo, il rapporto con medici e assistenti sociali.
Attraverso le sue parole Matthew ci racconta tutto questo.
Ci mostra la sua malattia, ci spiega come sia un serpente strisciante che conosce tutto quello che lui stesso conosce e, proprio per questo, impossibile da ingannare, impossibile da fuggire.
Una malattia che gli ruba la vita.

Con il suo romanzo d'esordio, Nathan Filer, oltre che scrittore, infermiere specializzato nel seguire persone con problemi mentali, racconta ciò che vede tutti i giorni: uomini che hanno perso il contatto con la realtà ma che, come Matthew, portano in sé una loro verità e una loro visione del mondo.

Buona lettura,

Effe.
Chiedi alla luna,
Nathan Filer,
2013, Feltrinelli.

domenica 23 giugno 2013

Le donne che leggono sono pericolose.

Questo non è un romanzo, è piuttosto un'antologia, una raccolta di quadri di lettrici.
E' un viaggio che ci conduce all'interno dell'animo del femminile, nel momento più intimo di una donna, quando è sola eppure in compagnia, in un posto fisico eppure altrove.

Estremamente interessante è notare come pittori di qualsiasi epoca, dal gotico fiorito ai giorni nostri, abbiano trovato interessante questa figura per sua natura fuggevole, mondo chiuso in se stesso che non si svela agli occhi di chi guarda.
Noi, che le spiamo, ci domandiamo cosa starà mai leggendo la ragazza di Eybl, con la sua mano sul cuore e la bocca dischiusa in un muto sussurro.
O in qual evasione si starà perdendo la rossa fanciulla di Henner, che emerge dalle tenebre della sua stanza grazie alla calda luce che ne accarezza l'incarnato.
Quale meraviglia staranno mai leggendo le sorelle di Constantin Hansen, tanto interessante che la più piccola si sporge, sopra la spalla dell'altra, per coglierla?

Questo libro ci mostra come in qualsiasi epoca donna e libro siano sempre stati alleati.
Il libro è il cavaliere che corre in soccorso della donna e la salva dalla noia, dalla reclusione, dalla solitudine; che la trasporta altrove, che la fa sospirare, arrossire, sorridere.

In questo libro troverete tutto l'ineffabile universo femminile.

Buona lettura e, in questo caso, buona visione,
Effe.
Le donne che leggono sono pericolose,
Stefan Bollmann, Elke Heidenreich,
2007, Rizzoli.

venerdì 21 giugno 2013

Quando la realtà si scontra con la fantasia

Tre generazioni di donne: la fredda matriarca, le sue nipoti e in mezzo, allo stesso tempo figlie e madri, Iris e Joséphine, sorelle dal carattere completamente diverso. La prima è bella, ricca e vive un matrimonio in apparenza felice; la seconda è stata abbandonata dal marito e deve fare i conti con due figlie da crescere e una serie infinita di difficoltà finanziarie. Anche i loro sogni sono differenti: Iris spera in una brillante carriera da sceneggiatrice, Joséphine vuole affermarsi come studiosa di storia medievale. Ma le loro piatte esistenze subiscono un'improvvisa trasformazione. Durante una cena Iris conosce un editore e gli fa credere, per darsi un tono, di essere alle prese con la stesura di un romanzo, restando però preda della propria bugia. Davanti all'offerta dell'uomo di pubblicarlo, si rivolgerà alla sorella chiedendo la sua complicità per scriverlo: l'una intascherà il successo, l'altra il denaro. In un crescendo di tensioni, il destino riserverà alle protagoniste incredibili sorprese, soprattutto quando il libro diventerà un best-seller. Una girandola di eventi che si susseguono fino all'ultima pagina, esplorando le pieghe più intime della natura umana.

Questa è la trama riportata sul libro stesso, forse non è accattivante come dovrebbe, forse troppo dettagliata in certe parti e troppo vaga in altre, ma qualcosa mi ha spinto a leggerlo e vorrei far arrivare quel qualcosa anche a voi. Anche se la trama potrebbe non ispirare molto scritta così, date una possibilità a questo libro; è la storia di tre generazioni di donne, delle loro vite, dei loro amori e dei loro dolori, ma in fondo è un po' la storia di tutti noi. In questo romanzo c'è tutto: i nostri successi, i nostri fallimenti, i nostri dolori e le nostre gioie e come reagiamo alle prove che la vita ci sottopone. Scritto da un ex insegnante francese, poi diventata giornalista, Katherine Pancol in questo esordio da il meglio di sè; pubblicato nel 2009 da Baldini Castoldi Dalai editore in pochi anni è diventato uno dei maggiori successi editoriali della casa editrice. Un romanzo sempre attuale, incentrato sull'amore, la famiglia, il lavoro, il successo, la morte e la vita, senza mai scadere nel banale. E non fraintendete, nonostante le protagoniste siano principalmente donne non è un romanzo esclusivamente femminile, tutt'altro! Se dopo la lettura di questo primo libro, anche voi come me vi innamorerete di dell'autrice, della sua scrittura e della sua ironia nell'affrontare qualunque situazione, e non potrete fare a meno di chiedervi cosa accadrà alle vite dei protagonisti, allora non potete non leggere i due libri seguenti che compongono la trilogia, di cui questo è il primo: "Il valzer lento delle tartarughe" e "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì".

Questo romanzo si svolge a Parigi. Eppure si incontrano coccodrilli. Questo romanzo parla di uomini. E di donne. Quelle che siamo, che vorremmo essere, che forse diventeremo. Questo romanzo è la storia di una menzogna. Ma anche una storia di amori, di amicizie, di tradimenti, di denaro, di sogni. Questo romanzo è pieno di lacrime e sorrisi. Questo romanzo è la vita.

Gli occhi gialli dei coccodrilli
Katherine Pancol
B&C Dalai editore, 2009

Aggiungo anche la copertina con cui si trova attualmente nelle librerie:










e le due copertine dei libri seguenti della trilogia:




Buona lettura, 
Vi.

martedì 18 giugno 2013

Il Maestro e Margherita. Pleased to meet you hope you guess my name.


Uno spilungone con un pince-nez crepato, un piccoletto dai capelli rossi, un grosso, grasso gatto parlante e un misterioso occultista di nome Woland, ecco come si presenta l'inatteso ensemble che porterà lo scompiglio fra l'intelighenzia moscovita staliniana.
Se poi, come in questo caso, sotto le spoglie di questi strani personaggi si nascondessero il Diavolo e i suoi aiutanti, venuti sulla terra per dare una lezione agli esponenti di una società corrotta, ipocrita e che ha fatto della delazione la sua seconda natura, il risultato non potrà che essere un grottesco e tragicomico affresco della società sovietica della prima metà del Novecento.
Ma anche il diavolo ha i suoi figli e figliastri, sono il Maestro e Margherita, il primo uno scrittore incompreso che si è visto rifiutare da tutti il suo romanzo, la seconda la sua amante; solo a loro due Woland sarà disposto ad accordare la pace ultraterrena.

Scritto da Bulgakov in una decina d'anni, lasciato incompiuto e ultimato dalla moglie nel 1941,  per poi essere pubblicato postumo tra il 1966 e il 1967 a causa di un travagliato rapporto con la censura, il Maestro e Margherita è un libro meraviglioso in cui la critica sociale si copre di un'ironia sfacciata e di un sarcasmo tagliente.
Il libro nasce dalla necessità dell'autore di fornire la sua visione della società Russa del tempo, dipingendo un ritratto a tinte fosche e grottesche di quella stessa società indigesta e amorale che non ha voluto dare spazio tanto all'autore quanto al suo personaggio.
La critica ad una classe dirigente sempre più chiusa in sé stessa ed attenta esclusivamente ai propri interessi lascia trapelare la sensazione di abbandono, solitudine e incomprensione in cui vive la gente comune; una situazione talmente esasperata che ormai sembra poter essere scalfita solo dal Diavolo in persona.

Con una teoria di personaggi nati da una mente geniale si snoda la storia: da una parte i corrotti, gli inetti, gli arraffoni, dall'altra una coppia di amanti sfortunati, che vivono ai margini di una società che non li rappresenta, nel mezzo il Diavolo e i suoi compagni, un concentrato di ironica malvagità.

Mentre lo stavo leggendo qualcuno mi ha detto: "vorrei non averlo mai letto per poterlo leggere di nuovo la prima volta".

Buona lettura,
Effe.
Il  Maestro e Margherita,
Bulgakov,
1966-1967.

venerdì 14 giugno 2013

Quando l'autore supera se stesso

Oskar, un newyorkese di nove anni a suo modo geniale, ama inventare singolari dispositivi. Inventa camicie di becchime per farsi trasportare in volo dagli uccelli in caso di emergenza, inventa un sistema di tubi collegato ai cuscini di tutti i letti di New York per raccogliere le lacrime di chi piange prima di dormire, riversarle nel laghetto del Central Park e mostrare ogni giorno il livello di sofferenza della sua città. A Oskar capita di piangere sul cuscino, da quando suo padre è morto nell’attacco alle Torri Gemelle. E per non soccombere sotto il peso di un dolore così violento e nuovo cerca la forza nella sua fantasia più che nell’abbraccio di chi gli è rimasto. Un giorno, non troppo per caso, in un vaso azzurro trovato nell’armadio del padre scopre una busta che contiene una chiave. Sul retro della busta c’è una scritta: «Black». Che serratura apre quella chiave? E se Black è un nome, chi è Black? Per scoprirlo Oskar intende bussare alla porta di tutti i Mr e Mrs Black della città, e se il suo viaggio per i distretti di New York non gli riporterà chi se n’è andato per sempre, gli restituirà un passato lontano che ha sconvolto la vita dei suoi nonni paterni e di un’intera generazione: il passato dell’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale. 

Non appassionarsi a questo libro è a dir poco difficile; le vicende vissute da Oskar per le strade di New York vi faranno ridere, piangere ma soprattutto riflettere. Si tratta di un romanzo con un alto numero di contenuti, partendo dall'attacco dell'11 settembre alle Torri Gemelle per arrivare, procedendo a ritroso nel tempo seguendo il filo dei ricordi dei famigliari di Oskar, fino ai disastri della seconda Guerra Mondiale. Episodi cruenti di violenza gratuita nei quali però traspare sempre un tema di fondo: l'amore. L'amore coniugale, il primo amore vissuto da adolescenti e, soprattutto, l'amore tra padre e figlio che non viene mai meno. Un libro da leggere tutto d'un fiato, grazie alla magistrale bravura di Foer nel coinvolgere il lettore e renderlo partecipe delle emozioni vissute dai personaggi.
Un romanzo reso unico nel suo genere anche dall'inserimento nel testo di immagini, fotografie, segni, colori e numeri tutti parte integrante della storia. Elementi che saltano subito all'occhio la prima volta che si sfoglia il libro, specialmente le ultime 14 fotografie finali che lasciano grande spazio all'immaginazione e a diverse interpretazioni. 
Vi farà sentire parte di un dolore che va molto al di là della tragedia di Manhattan: è il dolore di tutte le vittime civili dei conflitti, di tutte le città attaccate, di tutti gli amanti che la guerra ha separato per sempre.


 Molto forte incredibilmente vicino
Jonathan Safran Foer
Guanda 2005

Buona lettura, 
Vi.


mercoledì 12 giugno 2013

JOYLAND. Quel sentimentale di Stephen King.

E' il 1973 e Devin Jones è uno studente ventunenne che, dopo il naufragio del suo primo grande amore, si presenta come lavoratore stagionale a Joyland, parco divertimenti "piccolo ma sincero" nella Carolina del nord.
Qui Devin riuscirà in un'estate a dimenticare le sue pene d'amore, conoscerà amici che resteranno tutta la vita e conoscerà nuovamente l'amore.
A Joyland Jonsey si troverà sbattuto in prima linea nel grande mondo della "vendita del divertimento".
Insieme agli altri giovani "allegri aiutanti", quasi tutti studenti squattrinati  come lui, imparerà come funziona un parco divertimenti, apprendendo  i trucchi del mestiere e la tipica parlata dei "figli del carrozzone".
Ma Joyland non è stata per tutti la terra della gioia, qualche anno, prima infatti, come scoprirà presto Devin, una ragazza è stata barbaramente uccisa all'interno del Castello del Brivido, lasciando dietro di sé il suo fantasma.
Il richiamo del mistero è così forte che Devin si sentirà in dovere di sciogliere il nodo che si stringe attorno al Castello del Brivido e, nel frattempo, di salvare la vita a una o due persone.

Allora parliamoci chiaro, questo non è il libro più bello che abbia mai letto, però è un buon libro.

Si tratta quasi di un romanzo di formazione (definizione da prendere con le pinze!!), in cui il protagonista passa dalla parte degli adulti attraverso un percorso di crescita che lo porta a una sempre maggiore coscienza di sé.
Il tutto condito da un velo, ma proprio un velo, di paranormale.

In questo libro Stephen King non vuole assolutamente fare paura, tranne due o tre descrizione vagamente pulp il libro non presenta assolutamente nulla di disturbante, l'intento dello scrittore è, invece, quello di dare vita a un luogo e a una cultura, quella dei luna park, che evidentemente lo affascinano con le loro abitudini e i loro riti che risalgono a tempi decisamente antichi.
La trama regge bene fino alla fine, la storia è godibile e si legge d'un fiato senza intoppi e senza la minima fatica (se volete un libro per staccare la testa è il libro adatto).

Buona lettura,
Effe.
Joyland,
Stephen King,
2013, Sperling & Kupfer








Ho aggiunto anche la copertina originale perché,
 secondo me, rende meglio lo spirito del libro!

sabato 8 giugno 2013

NEL SEGNO DELLA PECORA. Nippon wonderland.

La vita di un giovane pubblicitario viene improvvisamente stravolta quando un losco individuo gli affida un compito che non può rifiutare: trovare una pecora.
Ha poco tempo e un unico indizio: la pecora ha una macchia a forma di stella sulla schiena.
Così, volente o nolente, il nostro giovane pubblicitario dovrà allontanarsi dalla sua tranquilla quanto monotona vita, per lasciarsi trasportare sempre più a fondo in un Giappone grottesco e popolato da personaggi sempre più strani.

Questo è il primo romanzo di Murakami eppure si presenta come un'opera solida e matura, nella quale sono già presenti tutti i tratti distintivi della sua poetica futura.
I suoi protagonisti sono sempre persone normali, con una vita normalissima al limite dell'insignificante, che si trovano tutto d'un tratto a dover fronteggiare situazioni inaspettate che spalancano le loro porte su un mondo diverso, onirico, che, con la sua forza centripeta, cerca di inghiottirli.
Si arriva così inevitabilmente a dubitare della realtà, a non riuscire più a distinguere con chiarezza cosa appartenga al mondo fisico e cosa a quello metafisico.
I romanzi di Murakami si presentano sempre come un passaggio dall'ordinario allo stra-ordinario, inteso proprio come qualcosa che è oltre, e i suoi protagonisti sono sempre delle cerniere che uniscono questi due luoghi.

L'unico consiglio che posso darvi, se deciderete di leggere questo libro, o qualsiasi libro di questo scrittore, è di non fare resistenza, di abbandonarvi al flusso della narrazione senza farvi domande. 
Affidatevi al libro, fatevi prendere per mano da questo magico narratore e lasciatevi condurre nel suo personale "mondo delle meraviglie".

Buona lettura,
Effe.
 Nel segno della pecora
Haruki Murakami
1982, Giappone
1992, Longanesi
2010, Einaudi (edizione corrente)

venerdì 7 giugno 2013

Addio ai sentimentalismi!

"Mi chiamo Don Tillman, ho trentanove anni e sono un professore di genetica presso l'Università di Melbourne. Ho una posizione ben retribuita, seguo un'alimentazione strutturata e regolare, ho molta cura del mio fisico. Nel regno animale, non avrei alcuna difficoltà a trovare una compagna e a riprodurmi. Perciò, il motivo per cui sono ancora scapolo mi è oscuro. Tuttavia ho fatto una scoperta incredibile: statisticamente, gli uomini sposati sono in media più felici... e vivono più a lungo! Per questo ho dato vita a un progetto: il Progetto Moglie. Ho elaborato un algoritmo perfetto che mi consentirà di escludere le candidate inadatte - le fumatrici, le ritardatarie, le schizzinose, quelle troppo attente al loro aspetto... e tutte quelle che non rispondono agli altri criteri che ho incluso nelle sedici pagine del mio questionario. Questo è il resoconto scientifico - anche se mi hanno spiegato che si definisce romanzo - degli esiti del mio      progetto."

Con queste parole inizia "L'amore è un difetto meraviglioso", primo libro di Graeme Simsion, australiano non estraneo alla scrittura grazie al suo passato di sceneggiatore. Romanzo premiato in patria con un prestigioso premio (il Victorian Premier's Literary Awards), è stato il più conteso all'ultima fiera di Francoforte.  Leggendo questo libro vi ritroverete tra le mani un personaggio a dir poco singolare, in cerca della perfezione in qualunque ambito della propria vita, partner compresa. Per questo affida la scelta della donna ideale a un questionario di sedici pagine, attraverso il quale scarta tutte le candidate fumatrici, vegetariane, ritardatarie, non sportive, che bevono senza moderazione...e con un gusto di gelato preferito! Ma tutta la quotidianità di Don verrà stravolta dall'arrivo del ciclone Rosie, esatto opposto della partner ideale.
Un libro di 303 pagine e tutte 303 vi faranno sorridere; una storia esilarante con un protagonista insolito, per cui proverete compassione e simpatia allo stesso tempo (paragonabile, per gli amanti di Big Bang Theory, a Sheldon Cooper). Uno spaccato sulla società contemporanea, sul significato della parola "strano" e su come ci si possa sentire estranei e soli anche nel bel mezzo di una moltitudine di persone; ma tra quella moltitudine ci sarà sempre qualcuno in grado di comprenderci, esattamente così come siamo.
Buon divertimento!

L'amore è un difetto meraviglioso,
Graeme Simsion
Longanesi, 14.90€, p.303

Buona lettura,
Vi.

martedì 4 giugno 2013

«Se tu avessi potuto scegliere, Georg, cosa avresti fatto?»

Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della “Ragazza delle arance”, da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Qui i due si scambiano un’occhiata fugace. Pochi minuti più tardi, il giovane crede che alla ragazza stia per cadere un grosso sacchetto di carta colmo di arance. Si lancia verso di lei, col risultato che tutte le arance finiscono sul pavimento. La ragazza gli dà del cretino, scende alla fermata successiva, gli chiede se può prendersi un’arancia, e il giovane annuisce sbigottito. Passano alcune settimane e i due si incontrano di nuovo in un caffè. Anche questa volta lei regge un grosso sacchetto pieno di arance. Per un intero, interminabile minuto i due si guardano. Poi, con un movimento pieno di grazia, la ragazza si alza ed esce dal caffè, con l’inseparabile sacchetto tra le braccia. Jan la vede con le lacrime agli occhi. I due, finora, si sono scambiato soltanto pochissime parole. Il resto è un mistero al quale Georg si appassiona immediatamente e che lo riguarda molto da vicino.

L’autore, Jostein Gaarder, nato a Oslo nel 1952, è più conosciuto per il suo romanzo Il mondo di Sofia, un trattato filosofico e sulla storia della filosofia sotto forma di romanzo, che lo ha reso famoso a livello mondiale.

Ne La ragazza delle arance Jostein Gaarder effettua una profondissima analisi sul senso della vita e sulla sua precarietà, attraverso un intrigante, e insieme ben riuscito, alternarsi delle due voci narranti: quella di Georg e quella del padre Jan, attraverso la lettera che gli ha lasciato. Quest’indagine che effettua l’autore è il filo conduttore di tutto il romanzo, accompagnato da un altro dei più grandi misteri nella vita di un uomo: l’amore. La ragazza delle arance compare e scompare continuamente dalla vita di Jan; e lui decide di spiegare, come può, questo fortissimo sentimento al figlio, ancora troppo piccolo forse per comprenderlo fino in fondo. All’interno della narrazione il padre fa una domanda ricorrente a Georg: «Se tu avessi potuto scegliere, Georg, cosa avresti fatto?»; quesito che l’autore, in realtà, pone direttamente ai suoi lettori, i quali, per poter rispondere, dovranno scavare profondamente all’interno di loro stessi.

Servono poche parole per poter definire questo romanzo, basti dire che si tratta di un gioioso inno alla vita, un invito al carpe diem, a consumare fino in fondo ogni giorno che ci viene dato.

Buona lettura,
Vi.

Mr. GWYN, la hall di un albergo.

In realtà questa sarà la recensione di due libri ma sono talmente legati che separarli sarebbe stato un delitto, come separare due fratelli gemelli.

Partiamo dall'inizio.

Mr. Gwyn è uno scrittore che si è stancato di fare lo scrittore, decide di reinvetarsi, d'ora in poi scriverà ritratti.
Mr. Gwyn quindi molla tutto e, dopo aver trovato una ragazza che gli faccia da assistente con volontà e abnegazione, si dedica alla sua nuova missione.

La cosa che rende questo racconto veramente meraviglioso però non è la trama, in questo racconto sono i dettagli che creano un'atmosfera magica, onirica e consolatoramente famigliare.
E' nei dettagli che Baricco nasconde la magia, la sorpresa si cela in cose semplici e all'apparenza insignificanti, se leggerete mai questo libro, o se l'avete già letto tanto meglio, mi piacerebbe sapere anche voi vi siete commossi leggendo dell'uomo che costruisce le lampadine.
La bellezza struggente di cose di poco conto, ecco cosa, secondo me, fa di questo libro un libro che merita veramente di essere letto e, soprattutto, amato.
Come una sfumatura di luce, una macchia di muffa sul soffitto, un parquet rovinato possano celare in sé stessi la poesia della vita.

Baricco è senza dubbio uno dei miei scrittori preferiti e Mr. Gwyn è senza dubbio uno dei suoi romanzi più belli.


"Tre volte all'alba" invece è un libro che Baricco ha immaginato mentre scriveva Mr. Gwyn, a un certo punto
nel romanzo si cita un piccolo libro, ovviamente è un libro inventato ad hoc, ma Baricco ha poi deciso di scrivere proprio quel libro immaginario.
Quel libro immaginario è diventato "Tre volte all'alba".

Due personaggi, tre incontri, tre volte la prima volta.
questo libro è una perla, un esercizio di stile, una storia autonoma e autoconclusiva che ricorda un serpente che si more la coda, in un tempo impossibile ma verosimile.

Anche se, se proprio dovessi scegliere uno dei due libri sceglierei senza ombra di dubbio il primo, anche questo ha una sorta di sua perfetta bellezza.
La storia forse non ha la profondità e la bellezza di Mr. Gwyn ma questo libro vi regalerà sicuramente almeno un sorriso tra le pagine.


Due libri semplicemente adorabili.

Buona lettura,
Effe.
Mr. Gwyn
Alessandro Baricco
2011, Feltrinelli.

Tre volte all'alba
Alessandro Baricco
2012, Feltrinelli.

L'IPOTESI DEL MALE. A volte tornano.

Mila è un'anaffettiva detective che, dopo dopo aver risolto brillantemente il caso del "Suggeritore" (capitolo precedente di questa saga), invece di cavalcare il successo decide di andare a seppellirsi nel "Limbo", ovvero l'ufficio persone scomparse.
Circondata dai volti degli scomparsi, che dalle loro foto appese al muro le urlano in faccia il loro muto grido d'aiuto, Mila svolge il suo lavoro con costanza, determinazione e una punta di rassegnazione; giorno dopo giorno cerca di riportare in superficie quelle persone che si sono decise, o sono state costrette, a lasciare tutto per essere inghiottite dal buio; tutto questo fino a quando non viene di nuovo catapultata in un'indagine attiva.
Alcuni scomparsi stanno tornando, come se dopo tanti anni il buio li avesse rigurgitati, ma non sono semplicemente riemersi in superficie, sembrano essere tornati con un piano comune, un piano che prevede efferati omicidi.
Mila si troverà così invischiata in un'indagine che la riporterà sulle soglie del Buio, quel buio che ha su di lei un'attrazione irrefrenabile e che la trascinerà inesorabilmente verso l'abisso.

Un libro di uno scrittore italiano che ha però un sapore tutto internazionale, in cui si sente il suo interesse per un argomento, quello delle persone scomparse, che lo affascina e spaventa al tempo stesso.
"L'Ipotesi del Male", degno seguito de "Il Suggeritore", vive di vita propria e sta in piedi benissimo anche senza aver letto il suo predecessore, vi porterà a chiedevi se esistano effettivamente bene e male, quando evidentemente esistono azioni cattive che hanno esiti positivi e azioni buone che portano a risultati disastrosi.

Un thriller ben costruito, che ha la capacità di tenere il lettore col fiato sospeso fino alla fine e non annoia, se vi piacciono i libri dal gusto un po' cinematografico questo è il libro per voi.

Buona lettura,
Effe.
L'ipotesi del male
Donato Carrisi
2013, Longanesi